Il Lago di Massaciuccoli



Si racconta che l'acqua sia dotata di memoria, di ricordi, di dejà-vu....dicono che ogni singola molecola avrebbe la capacità di ricordare le sensazioni di sostanze o soggetti con cui è venuta in contatto...Oggetti di qualsiasi tipo ma anche parti del corpo umano: mani, piedi e fronti imperlate del sudore della giornata di lavoro. 
 Torre del Lago Puccini
Ma ve lo immaginate se l'acqua del Lago di Massaciuccoli, ma in genere della piana, potesse parlare? Cosa racconterebbe all'ignaro turista? Parlerebbe degli antichi mestieri che hanno fatto grande il lago e che oggi in questo mondo super attivo e frenetico si sono persi. Parlerebbe di amori appena sbocciati all'ombra di pini carichi di frutti preziosi. Narrerebbe della luce rosea che avvolge l'aria nelle ore che precedono la sera.
Di melodie mai suonate ma sussurrate dalla brezza delle notti d'estate. Racconterebbe storie di arnesi, di animali, di uomini e donne che con la loro passione e dedizione hanno migliorato il territorio, lo hanno coltivato, lo hanno reso produttivo anche se a costo di grandi sacrifici. E noi partiamo proprio da qui....partiamo dalla riscoperta di antichi mestieri e professioni ormai dimenticate per raccontare il lago di Massaciuccoli e la sua piana in un modo originale, diverso e, sicuramente, contro corrente.





Non era davvero facile la vita che coloro che popolavano il lago:   il pinolaio, il resinatore, il mattonaio, il carbonaio lavoravano parecchie ore al giorno e in certi casi solo per pochi mesi all'anno e completamente soggetti agli eventi atmosferici. La terra, ma soprattutto il lago, era una fonte di ricchezza per moltissime persone che sfruttavano le risorse presenti nella zona lacustre per vivere.
Il carbone, in particolare la torba,  dava la possibilità di creare i famosi mattoni che venivano utilizzati per riscaldare le abitazioni locali o scambiati nei mercati presenti nella zona. 
La macchia mediterranea fatta prevalentemente di sottobosco e di pini marittimi permetteva di raccogliere i pinoli  e la resina veniva estratta e utilizzata come colla e/o in lavorazioni artigianali. 
Ma era grazie all'incessante lavoro del becolinaio che i prodotti tipici del lago venivano trasportati presso il mercati di Pisa, Livorno e della Versilia.
Il becolino o navicello,  era il "somaro del lago", il mezzo indispensabile per la commercializzazione dei prodotti tipici. 
L'imbarcazione e i suoi passeggeri vivevano in stretta simbiosi, non potendo fare a meno gli uni dell'altra: così come il lago, anche per il mare....I maestri d' ascia e le imbarcazioni a vela della Versilia......quelle dove gli Agnelli da piccoli passavano le estati e "vestivano alla marinara" e quelle che trasportavano il marmo statuario che Michelangelo avrebbe trasformato nei suoi capolavori.


La torbiera di Massaciuccoli
I vasti giacimenti di torba che circondavano il lago contribuivano a riscaldare le abitazioni locali e a far muovere i macchinari industriali grazie alla macchina a vapore. 
L'attività estrattiva prosperò sin dal 1887 grazie al Marchese Ginori Lisci che era proprietario di buona parte del lago e della sua piana. Il Marchese diede vita ad un'azienda di trasformazione sulla sponda nord del lago ed i resti di tale azienda sono visibili tuttora nel comune di Massarosa. Il carbonaio era un mestiere duro, sporco e cattivo ma nonostante questo prevaleva il senso di appartenenza alla comunità, la volontà di valorizzare il territorio ed il fortissimo legame con quella terra-madre che nutriva i suoi figli sebbene a prezzo di grande fatica e sudore della fronte. 

Una tradizione antica : le campane di Bargecchia

Dal 1885, anno della loro fusione e consegna alla città, le quattro campane di Bargecchia segnano il tempo e gli avvenimenti più importanti per la popolazione locale. L'inizio e la fine della guerra, una processione religiosa, l'inizio e la fine dei lavori nei campi.

Difese caparbiamente dal parroco durante l'occupazione nazista che voleva fonderle per farne armi da guerra, oggi le campane di Bargecchia danno il meglio di sè durante la festa patronale di S. Ginese (24 agosto) durante la quale vengono suonate dai maestri campanari che si tramandano di padre in figlio questo mestiere così antico. 
Il loro suono così cristallino e puro estasiò anche il Maestro Puccini che volle riprodurre tali melodie nella Tosca, rendendo così omaggio alla città e alle sue quattro campane.

LE UNICITA' DEL NOSTRO TERRITORIO


Diffuso su tutta la piana da Lucca fino al mare, è lungo le coste della Versilia che il Camuciolo (nome scientifico Helichrysum Stoechas) ha trovato il suo habitat più congeniale colorando e profumando le dune di sabbia con i suoi intensi fiori gialli. Da questo arbusto, un tempo si ricavavano profumi per abiti e adesso viene utilizzato per produrre il miele di spiaggia dal tipico gusto amarognolo con una tonalità intesa di salmastro e aria di mare.













Un piatto povero ma ricco di calorie per riscaldare la pancia e il cuore nei mesi invernali: l'intruglia. Fagioli borlotti, bietola, cavolo nero, carote, farina di granoturco ....e tanta pazienza nel cucinarla. L'intruglia era il piatto tipico della famiglia contadina che faceva virtù dei prodotti della terra. Snobbato per parecchio tempo, oggi è stato rivalutato dal presidio slow food e dalla cucina vegan che valorizza l'alimentazione senza prodotti di origine animale.

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1 commento:

  1. A TUTTI COLORO CHE VISITANO MOMENTANEAMENTE IL BLOG:
    SARA' AGGIORNATO QUANTO PRIMA
    MI SCUSO PER IL DISAGIO
    MARTINA
    ASSOCIAZIONE ARA

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